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Trento, 27 maggio 2001
Sviluppo economico o speculazione edilizia?
IL "CASO TESINO"

di Iva Berasi

A leggere i quotidiani locali di ieri e di oggi (26 e 27 maggio 2001), sembra che a costruire in Tesino e nel Lagorai nuovi residence per 1600 posti sia cosa fatta o giù di lì. In realtà – e per fortuna - non è così. Chi per un attimo ha avuto la sensazione di essere ripiombati negli anni delle Fassalaurina e Marilleva può ancora stare tranquillo, anche se è perfettamente comprensibile la pronta reazione del mondo ambientalista e protezionista contro questo nuovo sfregio ad una delle zone ambientalmente meno compromesse del nostro territorio.

In nessuna sede politica o amministrativa – almeno per quanto riguarda la coalizione di governo e la giunta provinciale – si è mai parlato di questa ipotesi di intervento, nemmeno per sommi capi e grandi linee. Dunque la discussione su un eventuale progetto puntuale va rinviata almeno fino a quando verranno proposti nelle sedi politiche ed amministrative competenti i progetti relativi.

Il nuovo "caso Tesino" tuttavia offre opportunamente l’occasione per proporre alcune riflessioni.

La Giunta provinciale e la coalizione di governo nella prima fase della legislatura si sono spesso lacerate sui temi della politica ambientale. Si diceva, con enfasi, "basta con i divieti", "basta con i vincoli": in questo modo l’Ulivo perderà le elezioni.

Abbiamo appena concluso una campagna elettorale dove questione ambientale e salvaguardia del territorio sono diventati – forse per la prima volta in maniera così esplicita per la nostra coalizione – argomenti di forte differenziazione fra i due schieramenti: da una parte Berlusconi ed il centro-destra che proponeva colate di cemento ed asfalto per milioni e milioni di metri cubi, un po’ ovunque, rilanciando un modello di sviluppo infrastrutturale da anni sessanta e di cui avevamo avuto un anticipo con la sanatoria dell’abusivismo edilizio sulle coste più belle della Sicilia; dall’altra l’Ulivo, con Rutelli, che ha caratterizzato il proprio programma sui temi della salvaguardia rigorosa dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. A portare il confronto su questi temi è stato Rutelli in prima persona, come leader della coalizione, ma anche come Presidente della Margherita, consapevole che questi sono argomenti e questioni che stanno a cuore agli elettori del centro-sinistra.

Non mi pare vi siano dubbi che in Trentino il 13 maggio ha vinto l’Ulivo. I pochi centri dove l’Ulivo è andato in controtendenza coincidono proprio con le località o le vallate nelle quali il confronto sul modello di sviluppo economico – da Campiglio alla Val Jumela – ha visto prevalere nella coalizione l’opinione meno rigorosa in tema di salvaguardia del territorio.

Ciò che per me è sempre stato piuttosto evidente e cioè che se il centro-sinistra scimmiotta il centro-destra, poi, alle elezioni, l’elettore voti direttamente il centro-destra si è puntualmente verificato, a riprova che i timori di ieri della Margherita trentina a proposito della Jumela e di Campiglio erano assolutamente infondati. Si potrebbe anche far notare che laddove, come in val di Non dove si è detto "no" al Roen, il contraccolpo elettorale non solo non c’è stato, ma i due candidati dell’Ulivo hanno vinto le elezioni.

Aggiungo infine, pacatamente, senza voler anticipare discussioni su questioni che allo stato non esistono che la Giunta provinciale ha più volte ribadito la scelta per lo "sviluppo sostenibile". Riproporre oggi "residence" o seconde o terze case come modello di sviluppo per l’economia ed il turismo alpino mi sembra insostenibile, prima ancora che per ragioni protezionistiche o di tutela ambientale, per motivi di natura economica. Troppi esempi, in Italia ed in altri Stati dimostrano che questa strada è impraticabile.

Nessuno pensa di negare al Tesino una opportunità di sviluppo sociale ed economico, tutt’altro e proprio in quella zona sono state avviate alcune iniziative – dall’orto botanico al Centro Studi Alpino, all’Università della Tuscia ed altre iniziative legate all’ambiente e alla risorsa legno - che porteranno turisti e opportunità di crescita economica per la popolazione, valorizzando il bene più prezioso che quella comunità possiede e cioè un ambiente naturale – il gruppo del Lagorai – pressoché incontaminato. Per una serie di ragioni sociali, economiche, culturali e ambientali sarebbe pura follia pensare che in Tesino e nel Lagorai si possano importare modelli (tipo val di Fassa) che altrove stanno già mostrando gravi limiti. Del resto qualche tentativo di "sviluppo" della zona affidato ad operazioni analoghe a quella che oggi si vorrebbe riproporre – sia pure su scala diversa – è stato tentato già tentato in passato con esiti tutt’altro che lusinghieri. Penso alle villette della Cavallara.

In ogni caso, già ora, quasi tutti i masi (baiti) sono utilizzati d’estate o dai proprietari o affittati (in particolare a Celado) e quindi non vorrei che si vendesse il fumo del "recupero dell’esistente" pensando in realtà a massicce nuove edificazioni. Francamente troverei più serio prendere in considerazione lo sviluppo alberghiero nei centri esistenti (Pieve in particolare, ma non solo), ma nelle mani di imprenditori del settore, certamente non in quelle dell’industria immobiliare. Non ci si improvvisa albergatori o "manager" dell’ospitalità aprendo un ristorante ed un centro commerciale, perché questo sarebbe poi l’ipotizzato centro servizi, come sarebbe illusorio – ed in sé la negazione dello stesso concetto di "patto territoriale" – confondere i legittimi interessi di un singolo imprenditore con quelli di una intera valle.

Iva Berasi

 

 

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